Caserta fu fondata dagli Etruschi con il nome di Galatia. Fu conquistata in seguito dai Sanniti e fu conquistata dai Romani che la annessero all’Impero nel 211 a.C. Dopo la caduta dell’Impero fu terra di invasioni barbariche e battaglie di successione.
Quando si parla di cucina casertana è necessario parlare di Mozzarella di bufala DOP e ricotta di bufala campana. La prima possiamo definirla patrimonio della ristorazione perché declinata in vari piatti oltre alla famosa pizza e patrimonio dell’umanità perché tutti nella vita l’hanno provata.
La cucina a Caserta
Oltre a queste due delizie del palato la cucina di Caserta e provincia offre altri piatti come la “Menesta ‘mmaretata”, ovvero “minestra maritata”, una minestra a base di carne e verdura (cicoria, scarola, verza, borragine); le Pettolelle con fagioli, pasta fatta in casa con farina, uova e sale condita con i fagioli cannellini oltre a olio, aglio, origano, prezzemolo tritato, sale e pepe; la Cianfotta (miscuglio), uno stufato di peperoni fritti con aglio, cipolla, patate, melanzane, peperoncino, pomodori ed erbette aromatiche che si accompagna a pane bruscato; il Maialino nero casertano, detto anche “pelatiello” per la totale assenza di setole sulla cute è un’altra specialità della zona con la quale si preparano un pregiato prosciutto, le salsicce, i capocolli, pancette e soppressate; per concludere il dolcezza oltre ai dolci tipici campani come le sfogliatelle, la pastiera e i babà a Caserta possiamo trovare gli struffoli, palline di pasta, realizzata con farina, uova, strutto, zucchero e liquore all’anice, quindi fritte nell’olio o nello strutto e coperte da miele caldo.
Oltre alle già menzionate mozzarella e ricotta Caserta offre l’olio Terre Aurunche DOP e in condivisione con altre province il Caciocavallo Silano DOP, la Melannurca Campana IGP e l’Oliva di Gaeta DOP.
I vini a Caserta
La scelta enologica spazia tra Aversa DOC, Casavecchia di Pontelatone DOC, Falerno del Massico DOC, espresso in bianco con la falanghina e in rosso con aglianico e piedirosso, Galluccio DOC, Roccamorfina IGT, Terre del Volturno IGT e Campania IGT.
Oggi siamo a Caserta in compagnia di Antonio De Rosa che ci rimprovera per il fatto che vogliamo iniziare la visita della città proprio dalla Reggia. Lo sappiamo che è la prima attrazione di tutti i turisti e che Caserta è uno scrigno che contiene altre migliaia di gioielli preziosi di architettura, ma abbiamo parcheggiato proprio qua… E comunque questo complesso è una cosa indescrivibile per bellezza, per meticolosità, per conservazione, per profumi, insomma per tutto.
Dopo averci accontentato Antonio ci inizia a raccontare della “sua” Caserta e dei posti tipici ma meno conosciuti ai turisti. Pochi passi e siamo in piazza Vanvitelli, forse un po’ meno conosciuta ai forestieri, ma sempre favolosa e degna di visita. Proseguiamo la visita verso il Duomo, piazza Dante, il monumento ai Caduti, Santa Maria degli Angeli e tutta una serie di borghi interni alla città che, quasi sicuramente, senza il nostro ospite non avremmo mai visto e apprezzato.
Arriviamo in una piccola piazzetta alberata In cui ci accorgiamo di essere attesi, non tanto per la grande cordialità con la quale ci accolgono, quanto per il fatto che troviamo ad attenderci il nostro classico ed immancabile aperitivo. Antonio ci conosce molto bene e sa come farci contenti. Ci sediamo e partono le domande.
Antonio, da 1 a 10 quanto è utile per te incontrarsi a tavola per fare business? e perché?
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Incontrarsi in occasione di un pranzo o di una cena, o comunque per qualsiasi evento conviviale, è utile per eliminare subito eventuali barriere o riserve mentali e creare quella forma di confidenza che porta verso una maggiore disponibilità al colloquio d’affari.
Credi/ritieni esistano particolari usi, costumi locali nel relazionarsi a tavola? Idem in momenti più “soft” come le pause caffè, gli aperitivi ecc.
No. Credo che relazionarsi a tavola sia indipendente dal luogo di nascita o di residenza.
Se dovessi descrivere la tua città dove vivi tramite il piatto tipico, quale indicheresti? Anche più di uno.
Senza dubbio il ragù di carne della domenica (con lunga cottura a fuoco basso). E poi i secondi a base di maialino nero del casertano, le melanzane alla parmigiana e l’immancabile pastiera napoletana.
Se dovessi descrivere la città dove vivi tramite la bevanda tipica (alcolica o analcolica), quale indicheresti? Anche più di una.
Vino rosso “Casavecchia”, prodotto con un vitigno autoctono originario della zona di Pontelatone (CE).
Puoi descrivere un rito o un’abitudine relativi alla tavola tipici della tua città?
Quella del Sabato Santo, dedicato alla consumazione del Casatiello, a base di pasta di pane, strutto, pepe, salumi, formaggi e uova. O quella della Domenica di Pasqua, quando era obbligatorio mangiare la “minestra maritata”, a base di verdure (cicoria, verza, broccolo) in brodo di carne mista (maiale e manzo).
Hai una ricetta di famiglia, qualcosa che identifica le tue origini e che condivideresti?
Più che ricetta di famiglia mi viene in mente un altro classico della domenica. Gli “Ziti alla Genovese Napoletana” Un particolare tipo di pasta da spezzare con le mani e poi condita con un ragù a base di carne di manzo e maiale, soffritta con carota, sedano ed abbondantissima cipolla, da far rosolare e poi “consumare” con una lunga cottura.
Concludiamo con un tuo aneddoto, ricordi un momento in cui hai fatto delle scelte a tavola che ti hanno permesso di raggiungere gli obiettivi oppure al contrario, che ti hanno precluso questa possibilità? Puoi descriverle?
Credo che le scelte fatte a tavola siano così tanto frequenti e numerose, che sia impossibile descriverle tutte.
Grazie Antonio per il tempo che ci hai dedicato, speriamo di reincontrarti presto.
Di seguito alcuni collegamenti utili per approfondire la conoscenza di Caserta
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