L’immagine è stata scattata prima del sisma del 2009.
L’Aquila ha origine antiche. I primi insediamenti risalgono almeno al X secolo a.C. Solo nel III secolo a.C. fu conquista e gestita dai Romani. La cucina è tipica dell’Abruzzo allevatore e contadino. Tra i prodotti più rinomati e riconosciuti troviamo lo Zafferano dell’Aquila DOP, la Carota dell’Altopiano del Fucino IGP, la Patata del Fucino IGP e l’Agnello del Centro Italia IGP (condiviso con altre provincie). Tra i prodotti della terra ci sono l’Aglio rosso di Sulmona, il miele d’Abruzzo, il carciofo di Cupello, la cicerchia, il farro, le lenticchie di Santo Stefano di Sessanio, il peperone dolce di Altino e Serranella, la patata degli Altipiani d’Abruzzo ed in particolare la patata del Fucino; per le specialità di carne segnalo il Salsicciotto di Guilmi e la mortadella di Campotosto.
L’Aquila in tavola
Tra i piatti da gustare ci sono le bruschette al profumo di aglio di Sulmona; l’intingolo all’aquilana, un miscuglio di midollo di bue con zafferano abruzzese, uova, panna da cucina, burro; gli spaghetti all’amatriciana, piatto tipico della zona di Amatrice che fino al 1927 era compresa nella provincia dell’Aquila, successivamente diventata un piatto tipico della cucina romana; la pecora alla cottora, o pecora alla callara, carne di pecora preparata tramite lunghissima cottura, con aggiunta di aromi e spezie; tra i dolci da menzionare il fiadone, sorta di raviolo di sfoglia con impasto di uova, olio, vino bianco, farina e ripieno di formaggio come il Rigatino e il Pecorino, uova e spezie diverse (noce moscata e/o pepe macinato e zafferano); le zeppole, una specie di ciambella lievitata, fritta e cosparsa di zucchero; infine segnalo i confetti di Sulmona, tradizione di Sulmona riconosciuta in tutta Italia.
Tra i vini segnalo Abruzzo DOC, Cerasuolo d’Abruzzo DOC, Montepulciano d’Abruzzo DOC sottozone Alto Tirino, Terre dei Peligni, Montepulciano d’Abruzzo DOC e Trebbiano d’Abruzzo DOC.
Arriviamo all’Aquila ospiti di Marco Soccorsi e Gianna Centi. I segni del terremoto sono ancora evidenti, ma la cosa ancora più evidente e la grande voglia, di questa gente laboriosa, di ripartire e di ritornare ad una normalità persa ormai da troppo tempo. È con grande soddisfazione ed orgoglio che i nostri amici ci accompagnano a visitare delle bellezze senza pari, illustrandoci alle volte il “come era prima”. In giro per la città i profumi di gastronomia e di prodotti da forno sono forti, intensi ed invitanti. Ci fermiamo in un bar gestito da conoscenti di Gianna, dove veniamo accolti con grande amicizia. Ci sediamo e in attesa dell’arrivo degli aperitivi partono le domande.
Marco, da 1 a 10 quanto è utile per te incontrarsi a tavola per fare business? e perché?
8
Perché a tavola le persone sono più disponibili, si crea un’atmosfera serena e tranquilla che presuppone un buon colloquio di affari. Ho lavorato per molti anni in questo settore e ho notato questo in molte circostanze.
Credi/ritieni esistano particolari usi, costumi locali nel relazionarsi a tavola? Idem in momenti più “soft” come le pause caffè, gli aperitivi ecc.
Non mi vengono in mente particolari usi tipici, ma, se può contare come costume locale, è molto importante guardarsi negli occhi quando si brinda, soprattutto tra amici.
Se dovessi descrivere la tua città dove vivi tramite il piatto tipico, quale indicheresti? Anche più di uno.
Meglio più di uno, abbiamo una varietà enorme, ma ne scelgo tre: arrosticini, tartufo e agnello.
Gianna se dovessi descrivere la città dove vivi tramite la bevanda tipica (alcolica o analcolica), quale indicheresti? Anche più di una.
Siamo in Abruzzo, il pecorino e le grigliate di maiale e di pecora sono all’ordine del giorno, quindi per bere bene, per pulirsi la bocca, ci vuole Un buon vino rosso come il Montepulciano d’Abruzzo appunto io lo preferisco un po’ più giovane di quanto non venga servito normalmente. Ma è un gusto mio, lo sento meno forte e ne posso gustare un po’ di più.
Puoi descrivere un rito o un’abitudine relativi alla tavola tipici della tua città?
Ti dirò che io ultimamente ho preso l’abitudine dalle mie figlie di andare, ogni tanto, a fare un aperitivo con le amiche. Niente di strano o di particolare, un bianco frizzante con qualche affettato o un po’ di formaggio. Non so se la tipicità dell’abitudine debba riguardare solo radici antiche, o possa andare bene anche una più moderna.
Marco hai una ricetta di famiglia, qualcosa che identifica le tue origini e che condivideresti?
Ne ho un’infinita di ricette, essendo la cucina la mia passione: dall’agnello cacio e ova, alla cococciata della nonna, a sua maestà la Amatriciana che è Abruzzese nata tra i monti dell’alto Velino che prima del ventennio era provincia dell’Aquila.
Concludiamo con un tuo aneddoto Gianna, ricordi un momento in cui hai fatto delle scelte a tavola che ti hanno permesso di raggiungere gli obiettivi oppure al contrario, che ti hanno precluso questa possibilità? Puoi descriverle?
Un ricordo molto forte che ho a proposito della tavola, è legato anche alla mia famiglia. Erano gli ultimi mesi di liceo, prima del diploma, e avevo ancora il grande dubbio tra cosa scegliere all’università. I miei dubbi erano contrastanti: filosofia o lettere? Un giorno i miei genitori riunirono tutta la famiglia, zii compresi, per un pranzo durante il quale parlammo senza sosta dei pro e dei contro di ognuna delle due scelte. Non mi ricordo bene quante ore rimanemmo seduti, ma quando mi alzai ero convinta. Lettere a Perugia!
Grazie Marco e grazie Gianna per il tempo che ci avete dedicato, speriamo di reincontrarvi presto.
Di seguito alcuni collegamenti utili per approfondire la conoscenza dell’Aquila
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