Insieme all’esperienza del buono analizzata nel blog precedente, parlando del metodo Referral Tasting, l’altro tema che mi coinvolge fino in fondo è quello della felicità.
Se mi fermassi seduto in una stanza cercando un motivo per essere la persona più felice del mondo, non so esattamente cosa direi, ma ho la certezza in assoluto che ovunque si trovi la felicità, di sicuro non è da soli.
Immaginando di avere il meglio a disposizione, cibi prelibati di tutti i gusti preferiti, e averli lì per me, non significherebbe nulla. È il degustarli con qualcuno in particolare che può condurci ad essere felici! Siamo quello che mangiamo, trasformiamo il cibo in nutrimento oppure in stress e cortisolo od altri veleni, dipende da come stiamo mentre mangiamo.
Potrei dire che Referral Tasting è felicità condivisa. È anche vita, è nutrire e nutrire le relazioni. Quindi come trasportare la ricerca della felicità, a tavola, in area business? Tramite l’approccio relazionale e non transazionale al business. Questa è la congiunzione e soluzione ai soliti pranzi di lavoro che si consumano in genere di corsa e come se fossero l’incomodo da superare per finalmente parlare dell’affare il prima possibile. Come se in amore saltassimo il corteggiamento, la curiosità di conoscere l’altro, l’emozione di scoprire che ci sono cose in comune così come poli opposti da riuscire a far collimare. Correre subito all’affare dimenticando la persona è un grande rischio: potremmo intercettare clienti alla lunga non soddisfacenti, oppure partners con cui, ad un certo punto, si scopre di avere ben poco in comune.
Lo sviluppo del business è originariamente procacciare cibo per la famiglia, se ci pensiamo bene. L’opera umana, l’imprendere, ci aiuta a godere maggiormente di quello che abbiamo da condividere a tavola. Ci da diritto di essere soddisfatti. Il lavoratore crea, produce e procaccia cibo per se e per i propri cari.
Referral Tasting va oltre, è fare e procacciare quello che fa star bene e rende felici, non solo cibo. Procacciamo il cibo, ma per vivere a pieno un momento ricco di godimento insieme ai nostri cari, ai nostri parnetrs oppure clienti.
Per far questo cosa serve? Il primo passaggio è mettersi in discussione e discutere le nostre scelte ed il nostro fare istintivo. Questo mi ha accompagnato per una vita. Condividere questo progetto non è stato semplice: come far passare un fiume in piena che mi sgorga dal cuore, in un imbuto stretto quanto un metodo regolato e strutturato utile ad essere applicato da terzi per il raggiungimento del proprio obiettivo.
Oggi sento una certa responsabilità nel dire che questo metodo non può fermarsi solo ad un libro, oppure ad un prontuario ‘del cosa e del come’ fare business a tavola. Nel corso del 2019 è nato infatti il libro ‘Business a tavola ovvero Referral Tasting’, per mano autoriale mia e di altri due cari amici e colleghi: Irene Alleruzzo e Paolo Mariola.
Il libro è stato solo un inizio, un dichiarare il manifesto d’intenti per una rivoluzione: mettersi in discussione ed aprirsi ad un cammino nuovo fatto di percezione sensoriale che porta felicità anche oltre se stessi facilitando e nutrendo relazioni d’affari. Un cammino, un percorso per avere cura delle relazioni ad un livello più alto.
Inutile dire che un blog non può bastare ad esprimere il progetto di una vita! Vi invito quindi a continuare le letture dei prossimi blog, perché approfondiremo il tema ulteriormente.