Ascoli Piceno è una città che vanta grande ricchezza artistica e architettonica tanto da mostrare un centro costruito in travertino; non può essere da meno anche come offerta culinaria. Tanti e buoni sono i piatti a partire dai primi dove ravioli, cannelloni, vincisgrassi, tagliatelle, pappardelle, maltagliati e cappelletti la fanno da padroni per poi passare alle carni suine dove troviamo il Ciauscolo, rinomato IGP, carni bovine e ovine come l’Agnello del Centro Italia IGP condiviso con altri capoluoghi del centro Italia, animali da cortile e selvaggina
E poi il pesce grazie alla vicinanza con il mare Adriatico che fornisce alle tavole aringhe, baccalà, capitoni e stoccafissi; non possiamo dimenticare l’Oliva Ascolana del Piceno, DOP conosciuta e trovabile ormai su tutto lo stivale e oltre.
La sete può essere placata dai vini che non mancano come il Rosso Piceno, il Rosso Piceno Superiore, il Falerio dei Colli Ascolani, infine la Passerina e il Pecorino per i quali prosegue una contesa secolare con il vicino Abruzzo.
L’incontro ad Ascoli Piceno, con Daniel Salcedo Mancini e Fabio de Vita, è fissato in Piazza del Popolo, elegante salotto urbano rinascimentale su cui si affacciano alcuni dei luoghi più importanti della città, come il Palazzo dei Capitani, lo storico Caffè Meletti, la chiesa di San Francesco e la Loggia dei Mercanti. Ci accomodiamo in un locale proprio di fianco alla chiesa, ordiniamo gli aperitivi e partono le domande.
Fabio, da 1 a 10 quanto è utile per te incontrarsi a tavola per fare business? e perché?
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La tavola è soprattutto condivisione, la tavola è scoperta di gusti e sapori, la tavola è ricordi, storie aneddoti, dialogo, ascolto, conversazione. Che sia una cena in un locale elegante alla moda o un pranzo in trattoria poco importa. Mi piace invitare le persone speciali con cui voglio costruire un rapporto a casa.
Daniel, credi o ritieni che esistano particolari usi, costumi locali nel relazionarsi a tavola? Anche in momenti più “soft” come le pause caffè, gli aperitivi …
In Italia siamo famosi per i lunghi banchetti in occasione di cerimonie importanti ma anche per il bere il caffè al banco senza neanche sedersi. Nelle Marche è molto sentito il valore dell’ospitalità, del far star bene la persona a tavola e di saziarla con cibo abbondante.
Fabio, se dovessi descrivere la città dove vivi tramite il piatto tipico, quale indicheresti? Anche più di uno.
Come non parlare del fritto misto all’ascolana che comprende oltre alle olive ascolane, i cremini (cubetti di crema fritta), verdure fritte (zucchine, carciofi, broccoli, salvia) e cotolette impanate e fritte di agnello (con l’osso). Per di più la frittura è il piatto tradizionale del pranzo domenicale e della maggior parte delle celebrazioni, dal Natale alla festa patronale di sant’Emidio. Tra i primi piatti si deve tener conto di vari tipi di pasta: ravioli, cannelloni, tagliatelle, pappardelle, maltagliati, cappelletti con condimenti che vanno dal sugo al ragù oppure selvaggina o pesce.
Come dimenticare la tradizionale focaccia bianca ascolana è la cosiddetta cacciannanzë. Questa focaccia, condita con aglio, olio e rosmarino, deve il nome al fatto che quando ad Ascoli e dintorni si infornava il pane, si metteva prima di esso la pizza bianca, così da controllare la giusta temperatura e capacità di cottura del forno a legna. Così, tale focaccia prese il nome di cacciannanzë, termine che riconduce il suo significato alle parole dialettali: caccià, ossia tirare fuori, e ‘nnanzë, cioè prima
Daniel se dovessi descrivere la città dove vivi tramite la bevanda tipica (alcolica o analcolica), quale indicheresti? Anche più di una.
Uno dei simboli di Ascoli è l’anisetta, un liquore prodotto con i semi di anice verde, tipico delle zone marchigiane. Ha una funzione digestiva, si consuma a fine pasto. Ad Ascoli il tempio dell’anisetta è il. Caffè Meletti a Piazza del Popolo.
Fabio puoi descrivere un rito o un’abitudine relativi alla tavola tipici della tua città?
Per quanto riguarda i riti ricordo con piacere delle abitudini familiari più che della città in sé. La cultura contadina ci tramanda il piacere della condivisione e la semplicità del provare piacere nello stare insieme e condividere a tavola il frutto delle proprie fatiche siano essi prodotti della terra, dei boschi o frutto di attività ci pesca e caccia.
Daniel hai una ricetta di famiglia, qualcosa che identifica le tue origini e che condivideresti?
Una delle ricette storiche che ricordo da quando ero bambino è quella che preparava mia nonna nel pranzo della domenica. I vincisgrassi. Purtroppo, non ho conservato la sua ricetta ma è un piatto ricco di ingredienti. Su tutti il ragù di carne che rispetto alla lasagna classica contiene le rigaglie di pollo. Un piatto sostanzioso e completo.
Concludiamo con un tuo aneddoto Fabio, ricordi un momento in cui hai fatto delle scelte a tavola che ti hanno permesso di raggiungere gli obiettivi oppure al contrario, che ti hanno precluso questa possibilità? Puoi descriverle?
Ricordo con piacere il mio primo pranzo di lavoro a base di pesce, in un elegante ristorante del centro di Milano, invitato da un manager di Radiocor Telerate, azienda cliente della impresa in cui lavoravo come progettista software, per un’inaspettata tanto gradita offerta di lavoro. Ero molto giovane e quel pranzo di lavoro fu importante per la mia crescita personale e professionale. Da allora ho dato un valore diverso al pranzo e quando posso pranzo con persone interessanti con cui voglio iniziare a fare affari.
Grazie Fabio e grazie Daniel per il tempo che ci avete dedicato, speriamo di reincontrarvi presto.
Di seguito alcuni collegamenti utili per approfondire la conoscenza di Ascoli Piceno
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