Era un pomeriggio come tanti altri nella giungla. Non so se si può chiamare giungla il luogo in cui ero domiciliato in Uganda, alcuni chilometri fuori Kampala.
Correva l’anno 1997 e quel giorno ero libero di starmene a casa a riposarmi. Chiamavo casa era una sorta di tenuta distante dal centro urbano, con un giardino all’ugandese, pieno di alberi da frutta e grandi piante verdi. Vista la situazione sociopolitica la sicurezza non era mai troppa e le case avevano mura di cinta alte tre metri, con filo spinato a protezione ed un cancellone di ferro per ingresso.
Sentendomi al sicuro tra “le mura” domestiche optai per un’attività di grande relax, un vero e proprio lusso per quei luoghi: un bel bagno caldo.
Aprii dunque l’acqua che iniziò a scorrere come di consueto: dapprima sbuffando e scoppiettando, poi un primo rivolo color rosso mattone con un intenso odore di argilla e ferro; dopo poco il flusso diventava accettabile con un colore tra il marroncino e l’arancione.
La temperatura era più che accettabile considerando le coordinate in cui mi trovavo e il fatto che la stagione delle piogge era già incominciata; ugualmente scelsi di riempire la vasca con acqua calda grazie alla tecnologia che avevo a disposizione: uno scaldacqua elettrico.
Sottofondo musicale con lo stereo portatile e le mie musicassette preferite, mi ricordo “Nothing Else Matter” dei Metallica (…forever trusting who we are…) non mancava proprio nulla, o forse si: qualche candela accesa per creare atmosfera.
Ad un certo punto si spensero sia la luce che la musica, non c’era più corrente.
Mi tornò alla mente che quel giorno avrebbero sospeso la fornitura di corrente elettrica; non un semplice blackout come ce ne erano spesso, ma un’erogazione di corrente elettrica limitata a determinate fasce orarie ed in determinati giorni. La “limitazione” era sempre di alcune/troppe ore.
Mi dissi: “Il mio bagno non me lo toglie nessuno!”. Le candele erano già accese, peccato per l’acqua che smise di scaldarsi, Vabbè, pensai, e la musica? Canticchio un po’ poi smetto, per non rovinare l’atmosfera.
Ad un tratto sentii degli strani rumori e l’acqua smise di uscire. Certo, c’era un’autoclave che la pompava in casa, mica un acquedotto, quindi vasca semi vuota.
Quando è stata l’ultima volta che vi siete concessi un bel momento di relax, magari un bel bagno in un pomeriggio invernale come avrei voluto fare io; o una torta profumata nel forno elettrico; o anche solamente un bel film alla TV sul divano sotto la coperta.
Provate a ricordare cosa stavate facendo, come erano le luci, i profumi, i rumori. Per alcuni il ricordo può essere un bagno turco, un idromassaggio, con musica di sottofondo, o una telefonata con gli amici, il tepore di un bagno caldo o qualcos’altro di speciale per quel momento.
Ora togliete per un istante l’energia elettrica, il gas e l’acqua … come stareste? Come vi sentireste?
Quanto siamo abituati a ciò che da questa parte del mondo e abbondante, si accende schiacciando un interruttore, esce girando un rubinetto o scalda accendendo una fiamma?
E se non fosse così? Se tutto fosse un po’ più raro e prezioso, cosa potremmo fare per conservare, preservare e risparmiare risorse?
I nostri comportamenti attuali sono tutti indirizzati verso l’etica e rispettosi di queste risorse vitali?
Cosa possiamo fare di più e meglio per questo nostro mondo?
Me lo sono domandato spesso, e penso che pur non essendo un “addetto ai lavori” ho tanti modi per potermi sentire utile al mondo e grato di ciò che ho.
Me ne vengono in mente tre in particolare:
- I miei comportamenti. A casa come al lavoro o in vacanza, ogni attenzione deve tendere ad evitare sprechi e preservare le risorse.
- Le mie scelte. Come spendo i miei soldi? Chi sono i miei fornitori? Come si comportano?
- Essere di esempio. Partendo con l’essere il miglior esempio per sé stessi ed ispirando le persone che abbiamo accanto, in particolare chi per età, ruolo o conoscenze guarda a noi.
Tutto ciò naturalmente vale solo se ne siamo consapevoli e consci.