Imprenditore, una parola profonda e ricca di significati. È sia colui che imprende, questo è un dato di fatto, ma poi ha anche un ruolo sociale che la società stessa gli attribuisce conferendo spessore alla figura professionale e creando, talvolta, aspettative sulle opportunità che può offrire al territorio ed anche oltre.
Guardando le cose in modo non convenzionale: una persona ha un’idea di business, ne studia la fattibilità, la condivide con terzi con cui ha relazioni profonde, in cui crede, di cui si fida perché ne condivide i valori, che lo seguono creando progetti nuovi, talvolta così significativi da impattare sulle comunità e quindi essere riconosciuto come imprenditore.
Io vorrei ragionare sulla persona che ha avuto fede nella propria idea più che sul ruolo professionale in sé.
Spesso vediamo l’imprenditore come un invincibile e forte personaggio, tutto di un pezzo, irraggiungibile, persona di successo che quello che ha detto ha fatto, che ha svoltato sotto sopra la sua vita e che ha coinvolto altre persone creando valore per sé e per la società, magari anche un po’ ‘Denim’ per l’uomo che non deve chiedere mai (come citava una storica pubblicità di profumi).
A volte lo misuriamo, per criticarlo o per emularlo o addirittura per modellarlo (rubando alla PNL il concetto di modelling riferendosi a studi sulle migliori pratiche che portano la persona al successo al fine di crearne uno schema metodologico ripetibile a uso di altri), lo impacchettiamo in un ruolo sociale così determinante da dimenticare che è un essere umano come tutti noi, con le sue fragilità, incoerenze, debolezze, sensibilità, amore, famiglia, salute e tanto altro che non possiamo racchiudere in un cerchio predefinito e definitivo.
“Oggi la gente ti giudica per quale immagine hai” (o meglio, quale immagine ti sta attribuendo, quella che la gente crede tu abbia, cosa spesso crea la solitudine del leader non essendo reale in modo oggettivo) e “devi mostrarti invincibile collezionare trofei” (per convergere all’immagine, alle aspettative di qualcun altro) canta Marco Mengoni che ci parla degli esseri umani “che hanno il coraggio di essere umani” (di lasciare correre via le immagini proiettate dagli altri e correre avanti ponendo fede nella propria unicità).
La persona che imprende, accende l’energia attorno a sé, ha il fuoco dentro. Crea, crea senza porre confini alle proprie idee, finché qualcuno o qualcosa da fuori arriva, e vi pone limite: non puoi, non ce la fai, così non regge, ci vuole troppo tempo, ci vogliono troppi soldi e via dicendo elencando un po’ certi luoghi comuni che frenano le idee più geniali.
Partiamo da qui a definire anche il concetto di ‘senza confine’, quindi, che si declina poi nelle varie interpretazioni personali in base al punto di vista: senza farsi limitare, senza limitare l’altro, senza confini fisici e materiali (tempo spazio) senza confini in senso lato verso qualunque cosa frustri l’intento di qualcuno a creare qualcosa di nuovo e positivo. “L’amore ha vinto, vince e vincerà”, dice Mengoni. L’amore è come l’aria, intangibile ma quando entra nei polmoni li gonfia di ossigeno utile per il cervello. E’ intangibile ma crea effetti, pensiamo ai tornado: l’aria non si trattiene fra le mani, non è solida ma può distruggere interi palazzi solidi! Allora i confini esistono per persone che hanno il coraggio di umanizzare il business, ponendo attenzione verso la relazione, verso la persona? Il segreto per essere imprenditori senza confini si cela nelle pieghe dell’atteggiamento relazionale e se continuerai a seguirmi, nel prossimo blog andrò proprio a fondo a questo tema!
A presto…