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Una delle ipotesi sulla nascita della città e sul nome di Macerata include niente meno che il nipote di Noè. Di sicuro sappiamo che dal XVI secolo la città conobbe il momento di massimo splendore politico ed economico.

La tradizione culinaria maceratese è legata alla terra e alla cultura dei Monti Sibillini.

Il prodotto simbolo maceratese è sicuramente Il ciauscolo, un salame di cui si conosce l’esistenza documentata sin dal 1727, la preparazione prevede che dopo la macellazione si lasci frollare la carne per due giorni, si scelgano i tagli solitamente utilizzati per le salsicce e si aggiungano vino bianco, aglio, sale e pepe; a seguire troviamo i vincisgrassi, un timballo o lasagna di cui ogni famiglia detiene la ricetta segreta; il coniglio in porchetta con finocchio selvatico oltre al guanciale, l’aglio, il peperoncino, il vino bianco, l’olio e il sale;  ‘li frascarelli’ la cui ricetta prevede elementi semplici come acqua e farina con i quali si crea una polenta bianca, all’interno della quale si creano appositamente dei grumi tramite l’utilizzo di frasche bagnate (oggi si utilizza il riso) quindi si aggiunge il brodo di maiale o di gallina.

I prodotti riconosciuti da denominazione sono condivisi con altre province e sono Ciauscolo IGP, Lenticchia di Castelluccio di Norcia IGP, Patata Rossa di Colfiorito IGP e l’olio Marche IGP.

I vini a Macerata

Il vino a denominazione della zona è il Colli Maceratesi DOC con 6 tipologie di vino bianco (base, passito spumante, Ribona, Ribona passito e Ribona spumante) e 4 tipologie di vino rosso (base, Sangiovese, riserva e novello); il Ribona, anche conosciuto come Maceratino è un vitigno autoctono delle Marche.

L’incontro di Macerata con gli amici Roberto Pizzabiocca e Sandro Angeletti avviene di pomeriggio in quanto alla sera andremo ad assistere ad un evento all’arena Sferisterio. I nostri ospiti sanno quanto apprezziamo le visite ai monumenti e alle varie architetture cittadine, così ci conducano ad ammirare la cattedrale di San Giuliano, la basilica di Santa Maria della Misericordia e palazzo Buonaccorsi, tre meraviglie che per essere viste come si deve necessiterebbero un giorno intero, il tutto prima del momento dell’aperitivo. Ci fermiamo in una piazza Mazzini già gremita per l’ingresso all’adiacente arena, ci sediamo ad un bar con distesa e partono le domande.

Roberto, da 1 a 10 quanto è utile per te incontrarsi a tavola per fare business? e perché?

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Fin dai tempi dei Romani e degli Etruschi, il cibo ha rappresentato un mezzo per riunire, festeggiare le vittorie o affermare la propria predominanza. I banchetti con ornamenti lussuosi rappresentavano un ringraziamento per gli ospiti e una dimostrazione del proprio status

Credi/ritieni esistano particolari usi, costumi locali nel relazionarsi a tavola? Idem in momenti più “soft” come le pause caffè, gli aperitivi ecc.

La pausa caffè rappresenta un momento non solo di pausa… come dice quella frase” prendiamoci un caffè è una scusa per dire ti voglio bene ad un collega o amico”

Se dovessi descrivere la tua città dove vivi tramite il piatto tipico, quale indicheresti? Anche più di uno.

Il più comune è i Vincisgrassi, ma non solo la ricetta da disciplinare. È bello scoprire come in ogni comune o paesino le massaie interpretavano la ricetta rendendola unica. i Carciofi di Montelupone, la Pasta di Campofilone, il brodetto di Porto Recanati…

Se dovessi descrivere la città dove vivi tramite la bevanda tipica (alcolica o analcolica), quale indicheresti? Anche più di una.

Varnelli, Anisetta Meletti, i liquori Baldoni, Rosso Conero e Rosso Piceno, verdicchio, ma più di tutti il Maceratino detto anche Ribona vitigno autoctono poco diffuso le bibite Paoletti

Sandro, puoi descrivere un rito o un’abitudine relativi alla tavola tipici della tua città?

L’aperitivo del venerdì sera con gli amici. Momento di relax, finisce la settimana di lavoro e inizia il weekend.

Hai una ricetta di famiglia, qualcosa che identifica le tue origini e che condivideresti?

In casa mia quando vogliamo fare festa prepariamo i vincisgrassi. È una tradizione che ci portiamo dietro da tantissimi anni, preparare questo piatto vuol dire fare festa. E il piatto della domenica, delle feste, delle occasioni importanti. Li ho fatti inserire anche nel menu del mio matrimonio.

Concludiamo con un tuo aneddoto, ricordi un momento in cui hai fatto delle scelte a tavola che ti hanno permesso di raggiungere gli obiettivi oppure al contrario, che ti hanno precluso questa possibilità? Puoi descriverle?

L’anno scorso stavamo lavorando ad un progetto molto importante e durante una riunione con tutto lo staff eravamo ad un punto fermo con le idee. Era quasi mezzogiorno e abbiamo deciso di anticipare la pausa pranzo per cercare di rimettere insieme le idee. Ci siamo fermati per due parole al bar sotto l’ufficio e, una chiacchiera tira l’altra, ci siamo seduti a mangiare pane e ciauscolo bevendo Verdicchio. Non siamo andati a pranzo ma a quel tavolino abbiamo risolto il nostro blocco di idee prendendo appunti durante quell’aperitivo-pranzo. Progetto sbloccato e andato in porto.

Grazie a Roberto e a Sandro per il tempo che ci hanno dedicato, speriamo di reincontrarli presto.

Di seguito alcuni collegamenti utili per approfondire la conoscenza di Macerata

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