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Pordenone è il punto di transito di una via che collegava i territori veneziani con le regioni transalpine del Nord. Fu città di proprietà dell’Austria sino al 1508 divenendo solo in seguito dominio della Serenissima. La cucina pordenonese ha radici contadine, ma essendo un crocevia è stata molto influenzata.

Gli antipasti a Pordenone

Tra gli antipasti troviamo diverse verdure tra i quali menziono il tarassaco e il radicchio di bosco, poi non mancano i funghi e gli asparagi selvatici; rinomati anche gli affettati, come la soppressa, il salame, l’ossocollo, la pancetta, il linguale, la coppa o il lardo; degna di nota la brausale, una sorta di carne secca e affumicata; il Muset, o cotechino lesso, che viene servito su pane caldo, ricoperto da un leggero strato di Cren (radice di rafano grattuggiata) oppure sulla polenta abbrustolita; da provare la “peta”, chiamata anche “pitina” o “petuccia”, una polpetta preparata con un composto di carne tritata di capra e di pecora, con l’aggiunta di capriolo o camoscio, manzo e maiale aromatizzato, con sale, pepe, aglio, finocchio e erbe selvatiche.

I primi piatti di Pordenone

Tra i primi piatti ci sono le minestre  e le zuppe poi gli gnocchi di zucca, con sugo d’anatra, i risotti a base delle erbe selvatiche grisol o sclopil, oppure di piselli, famoso il risi e i bisi, oppure con le verze, le salsicce, i funghi o i fegatini di pollo; i bigot in salsa, grossi spaghetti serviti con le sardelle in olio; tra i condimenti troviamo il tocio, sugo prodotto dalla cottura di carni di vario tipo; le carni sono soprattutto bovine, preparate lessate o in tecia (a spezzatino), la trippa, i nervetti e la lingua salmistrata, il cinghiale, il capriolo, la lepre e il fagiano; da provare il Sauc, la bondiola del pordenonese, simile al cotechino, messa in infusione nel vino rosso; tra i dolci segnalo i Saleti, preparati con la farina di polenta, i bussolai, la pinsa, con i fichi secchi, l’uvetta e i semi di finocchio, i petorai, pere cotte nel vino rosso e zucchero.

I vini di Pordenone

I vini più conosciuti sono Pinot Bianco e Grigio, il Tocai Friulano, il Savignon, il Verduzzo friulano, il Bianco Grave, il Chardonnay, il Riesling, il Traminer aromatico e lo spumante, il Cabernet Franc, il Sauvignon, il Merlot, il Rosso Grave, il Pinot Nero, Rosato, il Refosco dal Penduncolo rosso e il Novello. Menziono Friuli Grave DOC, Lison DOCG (condivisa con altre provincie) e Prosecco DOC (condivisa).

Quella di oggi è la prima intervista che facciamo dopo che il coronavirus ha causato la chiusura di tutti i locali pubblici. Abbiamo deciso di pubblicarla in questo momento perché sia di buon auspicio per una buona ripresa di tutti i locali pubblici che con fatica, ma grande passione stanno iniziando il cammino verso la normalità. Oggi siamo a Pordenone per incontri di lavoro nella mattinata; dopo averli terminati ci incontriamo con Jean Albert De Poli che, dopo averci fatto visitare alcuni luoghi caratteristici, ci accompagna a Sacile per una intervista particolare, nel suo locale, per raccontarci un po’ la sua storia. Il tragitto è brevissimo e appena entrati al “The Gallery – Art & Food” partono le domande.

Jean Albert, da 1 a 10 quanto è utile per te incontrarsi a tavola per fare business? e perché?

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A tavola si crea sinergia, da sempre la tavola unisce e crea opportunità di dialogo, si scoprono passioni, gusti, stili. La condivisione di piatti tipici valorizza l’invito ricevuto. Si ricordano emozioni vissute nella propria famiglia e questo dà quel tocco di umano anche al business e ne facilita condivisioni e obbiettivi.

Credi/ritieni esistano particolari usi, costumi locali nel relazionarsi a tavola? Idem in momenti più “soft” come le pause caffè, gli aperitivi ecc.

Il pensiero di mia madre, da sempre esercente: ci sono tradizioni come il ritrovarsi pre e post lavoro per chiedersi e dirsi come è andata, in una giornata di spesa che è anche occasione per ritrovarsi, in una giornata di festa, dove ci si incontra per un aperitivo ma è anche l’opportunità per vivere incontrando gente e condividere le ultime notizie del paese. Il mio pensiero da giovane imprenditore: a tavola si intrecciano relazioni, confronti, passioni, obbiettivi. Un aperitivo fa condividere ritmi allegri, spensierati con musica ma sempre più emerge il piacere di ritrovarsi in locali sempre più affini al nostro livello di conoscenza prodotti e contesto di vita del momento, unendoci arte e cultura.

Se dovessi descrivere la tua città dove vivi tramite il piatto tipico, quale indicheresti? Anche più di uno.

Pordenone è una città ricca di piatti tipici che racchiudono passione per gli animali e la natura come la PITINA con POLENTA GIALLA. La Pitina è un insaccato ricercato ma di antica tradizione, può essere gustato caldo o freddo, se poi è sdraiato su un letto di polentina gialla, accompagnato da un ottimo vino del territorio… emozioni uniche. (il Mais lo si ammira in distese di campi in tutto il circondario Pordenonese) Il Biscotto Pordenone, la sua prima ricetta risale al 1940, per noi nati a Pordenone rappresenta la dolcezza di ieri, oggi e domani che piace a grandi e piccini, una ricetta tutt’oggi artigianale. Un biscotto che viene apprezzato in molte località e ci riporta anche alla storia di Pordenone, quando si chiamava Portus Naonis.

Se dovessi descrivere la città dove vivi tramite la bevanda tipica (alcolica o analcolica), quale indicheresti? Anche più di una.

Pordenone, un mix di prodotti per un ottimo brindisi: dai vini DOC ”Friuli Grave”, alla tipica Birra di Meni, al Vin Brulè bevuto da tutti in occasione del Falò, ai Vini aromatici ricercati come il Picolit, ma abbiamo anche fonti di acqua pregiata come ad esempio: Pradis – Dolomia – Goccia di Carnia. Brindiamo a tutte le ore con ciò che più ci aggrada e soprattutto in compagnia.

Puoi descrivere un rito o un’abitudine relativi alla tavola tipici della tua città?

L’orario… tutti a tavola alle ore 12 e alle ore 19, genitori, nonni e bisnonni, da sempre la loro vita era scandita da questi due orari, e con quello che rimane, il giorno dopo, si reinventa un nuovo piatto. Ora tra noi giovani piano piano stiamo apportando modifiche, per esigenze lavorative e anche per composizioni famigliari in cambiamento.

Hai una ricetta di famiglia, qualcosa che identifica le tue origini e che condivideresti?

Il Frico è un piatto tipico che utilizza il Formaggio Montasio semi stagionato, patate, cipolle, olio di oliva, sale e pepe. Poi via via si personalizza con Speck / Salsicce / con o senza cipolla. Il Frico oggi lo si propone nella cucina giovane, anche come delicata cialda croccante, sagomato come ciotolina, come caramella… Lo si trova in commercio anche in forma croccante, spezzettato per intermezzi sfiziosi. I piatti Pordenonesi si prestano a lavorazioni diversificate, tutti ottimi perché preparati con materie prime al top.

Concludiamo con un tuo aneddoto, ricordi un momento in cui hai fatto delle scelte a tavola che ti hanno permesso di raggiungere gli obiettivi oppure al contrario, che ti hanno precluso questa possibilità? Puoi descriverle?

Da sempre ho vissuto in contesti famigliari che erano pubblici esercizi, ma quando ho avuto modo di sedermi al tavolo del ristorante stellato La Primula di San Quirino, ho deciso che i miei 45 corsi di varie specializzazioni post diploma, si dovevano arricchire del corso di Sommelier, per poi metterli tutti in pratica nel mio primo locale che ho chiamato “The Gallery Sacile – Art & Food”, un connubio di arte, cucina, bere e miscelazione. A causa del Covid19 ho potuto aprirlo per soli 4 giorni, ho colto l’occasione della chiusura forzata per rafforzare il mio sogno e così il 18 maggio ho potuto quindi riaprire il “The Gallery Sacile” con la consapevolezza che nulla fermerà la mia passione e la voglia di essere con e per clienti e amici speciali.

Grazie Jean Albert per il tempo che ci hai dedicato, speriamo di reincontrarti presto.

Di seguito alcuni collegamenti utili per approfondire la conoscenza di Pordenone

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