Sono Claudio Messina, esperto in marketing delle relazioni, ovvero il saper mettere a reddito in modo strutturato qualcosa di intangibile: la percezione dello stare ‘bene con’ e ‘fidarsi di’ qualcuno nell’ambito dei nostri rapporti d’affari, sia verso prospects o clienti, che verso partners e collaboratori.
Negli ultimi dieci anni, come imprenditore e consulente già impegnato in vari settori professionali, ho focalizzato un metodo d’approccio e sviluppo relazionale puntando tutta la posta in gioco sulla persona, sulla fiducia nel rapporto, sull’allineamento ai valori specifici ed unici di ognuno di noi come caposaldo della relazione stessa. Coinvolto in percorsi specifici di referral marketing, ho fondato “Referral Tasting”, un metodo che mette la relazione al centro del concetto di “cura” e nutrimento della relazione nello specifico “a tavola”. Nel corso degli anni ho intervistato e dialogato con centinaia di imprenditori e professionisti per comprendere e far emergere le migliori pratiche da mettere in campo per avere il successo relazionale sperato ed anche per fare del bene proprio nel contesto del nutrimento, sia fisico che interiore. Approcciarsi in modo sostenibile al mondo delle relazioni è la mia aspirazione passando dal consueto approccio transazionale a freddo a quello relazionale basato sulla fiducia da un lato e sulla focalizzazione del target dall’altro, affinché la business partnership sia allineata completamente ai valori della persona
Referral Tasting è un universo intero per me. Ha a che fare col sentire, percepire. Il primo confine reale percepito e di auto protezione che la nostra persona ha per sentirsi sicura nel mondo, è la pelle, il regno della percezione sensoriale. È il nostro confine fra dentro e fuori: senza la costituzione di un confine è impossibile costruire un nucleo psicologico individuale. Se il sentire è un’esperienza, allora non esiste un reale confine, ma una proiezione del vissuto personale! Quante volte diciamo: “quella persona non so perché ma non mi piace, così a pelle”. Il piacere è un vissuto personale, un sentire che si stratifica insieme a cultura, educazione, esperienze vissute. Il piacere non è una realtà oggettiva, ma una realtà percettiva del tutto unica e personale.
La pelle è il nostro primo con-fine, una linea che divide due aree, dentro e fuori di noi, ed è lo stesso punto di incontro delle stesse, è la “fine” ma è anche il “con”. Un controsenso incredibile che ci regala una semantica profonda su cui riflettere.
Senza il con, la parola non esisterebbe. Va da sé che per ogni limite, ci sono almeno 2 parti che si toccano da vicino, o meglio, un unicum trova divisione da una linea immaginaria, fittizia, creata ad hoc in base alle necessità.
Non avendo un’accezione né positiva e nemmeno negativa, questa parola oggettivamente significa avere una fine spaziale di qualcosa, con qualcuno o qualcosa di altro. Il mio vicino di casa è il mio con-finante, colui che insieme a me ha una zona di separazione fra il mio terreno ed il suo. Insieme – separati.
Esistono realmente i confini? La vera risposta è da ricercare un po’ alle origini del nostro pianeta. Prima che l’uomo decidesse le sue proprietà ed il suo senso di possesso, non vi era alcun confine oltre la pelle. Quindi in realtà il confine è una sovrastruttura schematica dell’uomo per autodefinire i propri e gli altrui limiti e stabilire il suo potere legato alla proprietà di qualcosa, che nel tempo ha necessitato addirittura di essere normato, per prevenire le discordie e tutelare i diritti.
Scopriremo insieme, nei prossimi blogs, come attraverso il metodo Referral Tasting è possibile valorizzare questi confini in modo positivo invece che viverli come un limite. Infatti, vedremo come strutturare un vero e proprio piano per far sì che, le apparenti divisioni di vedute e di percezione, di cultura e di concetti, possano trasformarsi nell’opportunità di relazione positiva e generativa in ambito business.
A presto!