Riflessioni sulle regole di Zuckerberg

Riflessioni sulle regole di Zuckerberg

Qualche giorno fa, sfogliando Facebook, mi sono imbattuto in un post che Attribuiva a Mark Zuckerberg sei regole che, a quanto pare, l’imprenditore avrebbe seguito per raggiungere il proprio successo.

Preciso fin da subito che non voglio assolutamente entrare nel dibattito della veridicità di queste regole e della loro paternità attribuita a Zuckerberg, prendo però spunto dal fatto che qualcuno le abbia scritte e pubblicate, indipendentemente dall’autore.

Riflessioni sulle regole di Zuckerberg

Queste regole, sebbene semplici nella loro essenza, aprono una finestra su un approccio alla vita e al lavoro che merita una riflessione più profonda. Riporto l’immagine qui di seguito che le elenca.

Al primo sguardo, queste regole sembrano fornire un mantra per l’efficienza e la produttività, che spinge verso l’innovazione, la tenacia e l’audacia; tuttavia una riflessione più attenta ci rivela una mancanza di una base che per me è fondamentale: l’attenzione alle relazioni umane, all’empatia e alla comprensione reciproca.

È vero che viviamo in un’epoca in cui la tecnologia e la velocità pervadono ogni aspetto della nostra vita, mi sembra però che queste regole siano eccessivamente focalizzate sugli obiettivi e sulle realizzazioni, trascurando l’importanza fondamentale delle connessioni umane.

Riflessioni sulle regole di Zuckerberg

Ognuna delle sei regole sembra avere una piccola mancanza relazionale, proprio per questo le vado ad analizzare una ad una evidenziando quanto queste carenze in effetti siano dei buchi nascosti all’interno di un progetto ben strutturato.

La prima regola ci esorta a rischiare, a non lasciarci paralizzare dalla paura dell’ignoto. Sebbene possa essere un consiglio valido nel contesto degli affari, rischia di trascurare il valore della prudenza e della riflessione nel momento in cui instauriamo relazioni personali, dove spesso è necessario ponderare le parole e le azioni per non ferire gli altri. Bisogna infatti tenere presente che qualsiasi progetto imprenditoriale ha sempre almeno due persone fisiche coinvolte, mai una sola.

La seconda regola, “Fatto è meglio che perfetto”, sottolinea l’importanza di portare a termine i progetti piuttosto che rimanere bloccati nella ricerca dell’eccellenza assoluta. Questo approccio pragmatico, pur essendo utile in molti contesti lavorativi, può risultare problematico nelle relazioni, dove la cura e l’attenzione ai dettagli possono fare la differenza tra una comunicazione efficace e un malinteso. Questo è uno dei tanti casi in cui la scala di grigi tra quel “fatto” e quel “perfetto” riesce a costruire tutta una serie di legami e di dialoghi costruttivi per la corretta crescita del progetto.

Riflessioni sulle regole di Zuckerberg

La terza e la quarta regola, che invitano a fare prima le cose più facili e a muoversi velocemente rompendo le cose (forse un’errata traduzione voleva parlare di schemi), promuovono un’etica del lavoro dinamica e innovativa. Tuttavia, questa incessante ricerca della velocità e dell’efficienza spesso ignora il bisogno umano di tempi di pausa, riflessione e soprattutto di costruzione di rapporti significativi, che richiedono tempo e pazienza. Inoltre è risaputo che mettere sempre al primo posto le cose più facili, più veloci da portare a termine, conduce alla dilatazione esponenziale del tempo necessario all’adempimento dei compiti più complicati.

“Il lavoro vince sulle discussioni”, la quinta regola, evidenzia la preferenza per l’azione rispetto al dialogo, ma nelle relazioni personali e professionali, la comunicazione e il dialogo sono essenziali per comprendere diverse prospettive, risolvere conflitti e costruire ponti tra le persone. Per certi versi, inoltre, questo enunciato va completamente contro al sottotitolo della quarta regola che vorrebbe mettere in risalto un sistema molto giapponese di apprendimento dagli errori commessi; peccato che se questi errori non vengono messi in discussione non potranno mai essere corretti con cognizione di causa creando buone pratiche migliori. Forse per enfatizzare sempre più la focalizzazione alle cose e al termine veloce dei progetti, si tralascia il fatto che anche il dialogo, o le discussioni, con se stessi sono potenzianti.

La sesta regola, “Costruisci qualcosa a lungo termine”, è forse quella che si avvicina di più a riconoscere l’importanza della durata e della sostenibilità, sia nel lavoro che nelle relazioni. Questa regola sottolinea il valore di guardare oltre il successo immediato per costruire qualcosa che duri nel tempo, un principio che può essere applicato sia agli obiettivi professionali che alle relazioni interpersonali.

Riflessioni sulle regole di Zuckerberg

Possiamo quindi dire che, mentre le regole di Zuckerberg offrono spunti preziosi per il successo nel mondo degli affari e dell’innovazione tecnologica, mostrano però una marcata mancanza di attenzione alle relazioni umane e all’empatia. La tecnologia può sia avvicinare che allontanare le persone, è quindi fondamentale ricordare l’importanza del nutrimento delle relazioni: costruire e mantenere legami significativi richiede tempo, pazienza, comprensione e, soprattutto, un impegno costante verso l’ascolto attivo e l’empatia.

Solo così possiamo sperare di creare non solo il successo materiale, ma anche una vita professionale ricca di connessioni umane affidabili e profonde.

E tu? Come ti poni nei confronti di queste sei regole? Pensi che sia meglio mirare sempre alle cose o preferisci lasciarti guidare verso le relazioni umane? Sono sempre disponibile al dialogo su questi temi che ritengo basilari per la mia crescita personale, oltre che per la mia ricerca professionale.

Da anni intervisto persone di ogni genere, età ed estrazione sociale, per comprendere sempre meglio come individuare e correggere tutti i piccoli e grandi errori che influenzano il corretto sviluppo e la prosperità delle nostre relazioni. Se anche tu sei interessato a questo argomento contattami, sono sempre pronto a condividere esperienze e idee con gli altri.

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